27 settembre 2003

A pranzo con Savonarola 6della48 

Dopo la gita al suq di Porta Palazzo, io e il Vano ci stacchiamo dal gruppo. Il pomeriggio è denso di impegni. Per decifrare l’anima inquieta di Torino abbiamo fissato due appuntamenti con due torinesi doc: un pranzo con Beppe Scienza, Beppe grillo parlante della finanza italica, e un post pranzo con Elio Limberti, profeta della Mecca Cola.
La punta con Scienza è al 18/b, un ristorantino di tendenza in Piazza Corpus Domini. In tasca abbiamo un buono pasto da 20 euro offerto dal comune. Per un impiegato come me, abituato a fare le acrobazie per pranzare a Milano rimanendo “sottobuono” (e cioè sotto i 4,65 euro che la ditta rimborsa e puo’ detrarre dalle tasse), i 20 euro del comune sono come una manna. Dopo il dimezzamento del potere d’acquisto del mio salario, non avevo più messo piede in un ristorante. E’ una sensazione strana e me la godo volentieri, tra fugaci occhiate ai tavoli confinanti e oziosi aperitif talk con il Vano.
Mentre aspettiamo Beppe Scienza, riconosco, a tre metri da noi, un volto che mi sembra noto. Baffo curato, camicetta, accompagnatrice più giovane di un paio di decenni. E’ Antonio Tabucchi! Traduttore di Pessoa, narratore di successo e ora comparsa di lusso nella 48rino. Forse ha pranzato con omelette alle erbe aromatiche sorseggiando limonata come Pereira, il suo personaggio più noto. Più probabilmente avrà addentato costolette all’astesana declamando versi alla sua musa, nella speranza di portare a casa il risultato: Viaggiare! Perdere paesi!/Essere altro costantemente/Non avere radici per l’anima/Vivere solamente di vedere!
L’arrivo di Scienza mi riporta con i piedi per terra. L’ho visto solo in foto, ma lo riconosco subito: ha i baffi di Charles Bronson in “C’era una volta il west”. Baffi da duro. Lo accompagna un’amica che Fred Buscaglione, torinese pure lui, non avrebbe esitato a definire “una bionda platinée”. Beppe e la bionda prendono posto ed entriamo subito nel cuore del discorso: si parla di vile denaro.
La finanza italiana è marcia, ai piccoli risparmiatori vengono rifilati gli avanzi dei banchetti delle società di gestione, delle assicurazioni e delle banche. Avanzi che i giornali finanziari presentano come gustosi manicaretti in cambio di spazi pubblicitari e favori personali. Sono cose che Beppe Scienza ha denunciato nel suo libro “Il risparmio tradito” (Edizioni Libreria Cortina, Torino), nel quale punta il dito contro chi brucia i risparmi del signor Rossi e trova anche il coraggio di vantarsi delle sue imprese. Ma ne abbiamo già parlato in Milano 48ore e non è il caso di insistere oltre. Se nella vostra giornata avete ancora spazio per l’indignazione e siete stufi di continuare ad indignarvi per Berlusconi, date un’occhiata a www.beppescienza.it . E’ un sito istruttivo. Dopo aver letto le riflessioni di Scienza, probabilmente non comprerete più il Sole 24 Ore (ammesso che l’abbiate mai comprato), oppure comincerete ad usarlo per altri scopi: incartare pacchetti, fare pupazzi di cartapesta o proteggere i mobili e i pavimenti quando imbiancate.
Scienza fa sempre i nomi e i cognomi dei giornalisti compiacenti. Nessuno, per ora, ha avuto il coraggio di querelarlo. Del resto, chi avrebbe interesse a querelare un professore di matematica finanziaria che scrive che 1+0 fa 1 e non 10?
I nostri buoni pasto spiazzano Beppe. Voleva offrirci il pranzo e deve accontentarsi di ordinarci una bottiglia speciale. Anzi, scende direttamente in cantina. Conosce il proprietario del locale, una bottiglia di Ruché per il professor Scienza c’è sempre. Due insalate di spinaci contro due gnocchi taleggio e noci. Palla al centro, il gioco continua. Il fuoco sembra spegnersi lentamente e decido di buttare un po’ di benzina. Chiedo a Scienza di parlarmi delle polizze vita che garantiscono il capitale versato alla fine del periodo di investimento. Beppe si infiamma: “tutta robaccia, trappole infernali per far guadagnare le assicurazioni”. Per spiegarci cosa puo’ significare “garanzia del capitale” tira fuori dalla sua borsa il prospetto ingiallito di un’emissione obbligazionaria dei tempi del duce. Un titolo del debito pubblico studiato apposta per finanziare le spese belliche dell’Italia. “Guardate, anche qui si parla di capitale garantito, ma, dopo la guerra, quando mio padre ha riavuto indietro le 100 lire che gli erano state garantite, 100 lire non valevano più niente!”. Al posto degli occhi Scienza ha due carboni ardenti, le frasi gli escono con naturalezza, non puo’ fare a meno di dirle: ha l’urgenza delle parole.
In effetti le assicurazioni garantiscono il valore nominale, non il valore reale del capitale. Se investo 1.000 euro oggi e mi assicurano che mi restituiranno 1.000 euro tra vent’anni, non posso dormire sonni tranquilli. Nel 2023 i miei 1.000 euro potrebbero aver perso anche tutto il loro valore reale. L’inflazione, nemica dei nostri risparmi e dei nostri stipendi, agisce in silenzio, come un bruco che, di notte, piano piano, si mangia tutta l’insalata. A maggior ragione quando c’è un’inflazione ufficiale, su cui si basano tutti i contratti, del 2,5% e un’inflazione reale del 5-6%, come succede oggi. E gli effetti si vedono: da tre anni guadagno più o meno lo stesso ma, rispetto al 2000, posso comprare e risparmiare il 20% di meno. Anzi non riesco a risparmiare più niente.
Mentre mi abbandono a questi pensieri, Beppe Poppins estrae dalla sua borsa l’ultimo numero de “Il Mondo”, settimanale economico del gruppo RCS. In copertina c’è un gestore di fondi di investimento che ha azzeccato un paio di investimenti in un periodo di relativa bonaccia dei mercati. Niente di straordinario, insomma. Ma il gestore ha lo sguardo arrogante e il naso all’insù, come se avesse il mondo ai suoi piedi. “Come si permettono? Chi si credono di essere?”, si chiede Beppe concitato, sbattendoci il giornale sotto il naso.
Appunto, chi si credono di essere? Anch’io, Claudio Emme, impiegato semplice, ho simulato l’investimento in un portafoglio di 20 azioni. Dopo 8 otto mesi ho battuto il mercato di due punti: un’impresa che non riesce a quasi nessun gestore professionista di fondi italiani. Nessuno mi ha dedicato una copertina, nemmeno, che ne so, La Voce della Val Brembana o il Basso Adige. Il mio segreto? Ho scelto le azioni a caso, come avrebbe fatto uno scimpanzé, e non le ho toccate per 8 mesi. Se sono momentaneamente scese di valore non le ho vendute, se sono momentaneamente salite non ne ho comprate di nuove. Poteva andarmi peggio, ma anche meglio. Quando si parla di azioni nessuno sa in anticipo come andranno veramente le cose. Molti gestori professionisti comprano e vendono come se fossero stati punti dalla tarantola, basandosi sulle migliaia di notizie finanziarie che si rincorrono ogni giorno. Comprare e vendere costa caro, ci sono le commissioni di negoziazione, ma tanto le paga il cliente e i gestori possono divertirsi e continuare a giocare con la roulette. Beppe sostiene che alcuni gestori si comportino così in mala fede, per ottenere vantaggi dalle banche alle quali vengono pagate le commissioni di negoziazione. Io e il Vano siamo un po’ scettici, ma Beppe sentenzia: “A UN CERTO LIVELLO LA MALAFEDE SI PRESUME”.
E’ l’ultimo botto di un pranzo pirotecnico. Beviamo il caffè e ci salutiamo, io e il Vano ripartiamo per nuove avventure. Dopo l’incontro con il Savonarola della finanza ci aspetta il guru del bere impegnato. Adelante!


Nel tiepido pomeriggio torinese, a pochi passi dal pulsante cuore magrebino della città, due giovani curiosi (Vano e Claudio Emme) incontrano un uomo intrapendente: colui che disseterà il popolo new-global italiano. Torino accoglie e lancia Mecca Cola, l' anti coca cola, la bibbita dei musulmani, lo sfottò all' america, il rutto in faccia a Bush. Il responsabile di Melange, la società distributrice della bevanda in Italia, è di modi coinvolgenti e fin da subito i nostri quarantottari (giovani impegnati nell' evento 48rino, NDR) vengono travolti da un flusso inarrestabile: Mecca Cola è un fiume in piena, tracima nei centri sociali, scorre nei salotti di sinistra, inonda le feste di Rifondazione, lambisce il mercato equo-solidale per sfociare nella grande distribuzione. Business plan, marketing strategy, distribuzione selettiva, product placement... (omissis)