\

Mercoledì 26 Marzo 2003

Borse, risparmiatori sull’altalena
Crescono i dubbi su come investire. Fazio avverte: «Gestori poco professionali»

MARCO ESPOSITO

Dubbi. Come se non bastassero tre anni di tracolli in Borsa, il conflitto con l’Iraq incrementa l’incertezza nei risparmiatori italiani. Due i problemi: da una parte i mercati internazionali appaiono ipersensibili alle notizie dal fronte - lunedì perdite oltre il 5%, ieri guadagni intorno al 2% - dall’altra parte i gestori del risparmio, che dovrebbero consigliare e accompagnare gli investitori nelle loro scelte, sono messi sotto accusa per scarsa professionalità.
L’accusa, pesante, non viene da un’associazione dei consumatori, bensì dal governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, intervenuto a un convegno dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana. Certo, il vigilante del sistema creditizio non fa riferimento diretto alle vicende belliche di questi giorni, tuttavia il suo allarme cade in un momento delicato per chi cerca di difendere i propri risparmi e di garantirsi un futuro sereno. Fazio non lamenta esplicitamente la mancanza di professionalità, ma fa un richiamo «per evitare il ripetersi di errori» e per invitare quando sarà il momento «alla prudenza». La necessità di questo richiamo, avverte, «la sento in modo fortissimo».
Come deve orientarsi, allora, il risparmiatore? A denunciare da tempo la scarsa professionalità dei gestori è un professore torinese, docente del dipartimento di matematica dell’università di Torino, Beppe Scienza. Conti alla mano, Scienza ha dimostrato che i gestori di fondi comuni in media ottengono risultati inferiori ripetto a chi investe a casaccio. «Non bisogna illudersi che i gestori ne sappiano di più - afferma - e sono contento che finalmente il governatore abbia sottolineato il problema». Tra le «sciocchezze» che dicono i professionisti del risparmio c’è «la frottola che nel lungo periodo le azioni rendano più delle obbligazioni: a volte è vero e a volte no», così come è diffuso il consiglio per chi è in perdita di comprare altri titoli o fondi azionari per fare media. Per esempio se si possiedono 1.000 azioni Fiat a 16 euro si può essere tentati a comprarne altre 1.000 a 6 euro in modo da averne 2.000 a 11 euro. «Un errore grave - dice Scienza, autore del saggio ”Il risparmio tradito” - perché raddoppio la quota e quindi raddoppio i rischi. Un buon padre di famiglia non dovrebbe avere in portafoglio più di un 20% di titoli azionari». Ultimo avvertimento del matematico torinese è di non credere ai gestori che suggerisono: è il momento di investire. «Il momento non è né migliore né peggiore di altri. E comunque se proprio serve un suggerimento, il mio è di investire in titoli obbligazionari emessi da Stati. Ce ne sono di francesi e greci che rendono più dell’inflazione media europea».
Ma cosa dicono i gestori? «Anche se c’è la guerra non bisogna farsi prendere la panico - sottolinea Piero Russo De Cerame, responsabile Centrosud di Unicredit Private banking - c’è una concreta possibilità di rialzo dei corsi azionari entro 6-12 mesi. Però non bisogna aspettarsi aumenti a due cifre come in passato». La situazione più difficile resta quella di chi ha investito nel 2000, quando i corsi erano ai massimi. «È stata sfortuna - sostiene Russo De Cerame - ma disinvestire adesso sarebbe tragico». Una tesi non condivisa da Scienza. «Dal punto di vista matematico, è del tutto indifferente: la perdita c’è nel momento in cui i corsi scendono».