Libero 19-4-2003 p. 17
 
 

Gli strani rimborsi di Unipol

di Beppe Scienza

Non è il tipico insider trading, ovvero utilizzo illecito di informazioni riservate. La vicenda delle obbligazioni Unipol 2000-2005, sfociata nelle recenti indagini a carico dell’imprenditore bresciano Emilio Gnutti, sua moglie e altre sei persone, è più complessa. Ed è unica nelle cronache finanziarie italiane degli ultimi anni.

E’ dal 1978 che seguo il mercato obbligazionario italiano e di rimborsi anticipati ne ho visti a centinaia. Però mai nessuno simile a quelli decisi l’anno scorso dalla compagnia d’assicurazione bolognese, chiaramente dannosi per i propri azionisti. Tenendo in vaita i prestiti e sfruttando la differenza di rendimento rispetto ai Btp 2005 (allora sul 4,65%), la società poteva infatti lucrare circa 12,8 milioni di euro con le Unipol al 2,25% e 1,3 milioni con quelle al 3,75%. Perchè dare un calcio a 27 miliardi di lire?

Tutto ciò mi lasciò perplesso, mentre non fece ne caldo né freddo ai gestori dei fondi comuni che, avendo in pancia azioni Unipol, avrebbero dovuto curarsi un po’ di più degl’interessi dei loro clienti.

A ogni modo decisi di approfondire la cosa. Andai a spulciare le compravendite di quei titoli, normalmente oggetti di scambi modesti, tipo 20-30 mila euro al giorno. Scoprii così, nelle settimane precedenti l'annuncio del rimborso (4-3-2002), volumi di milioni di euro del titolo al 2,25%. Il 24 gennaio 2002 addirittura 20 milioni al prezzo di 93. L'emissione al 3,75% aveva ancora meno mercato, ma il 28 gennaio ne passarono di mano 9,8 milioni di euro al prezzo di 97.

Chi comprava quelle obbligazioni evidentemente sapeva in anticipo dell’imminente rimborso a 100 lire. Ma era anche strano che qualcuno fosse pronto a vendergliene delle vagonate. Erano titoli suoi o magari di fondi comuni o gestioni separate di polizze vita?

Insomma, molte cose non quadravano. Pensai dunque che valesse la pena segnalare il fatto e lo feci coi limitati mezzi a mia disposizione. Descrissi la faccenda nella mia pagina web all’Università di Torino (www.beppescienza.it) e la raccontai a Miaeconomia il 22-5-2002.

Al che una delle più attive associazioni di consumatori, ovvero l'Adusbef, fece un esposto all'organo di controllo, cioè alla Consob. La quale, quatta quatta, procedette a indagini, passando poi il caso alla Magistratura.

Quali siano i veri responsabili, io non lo so. Quello che so è che non è un normale caso d'insider trading, come quando uno compra azioni sapendo che verrà lanciata un'offerta pubblica d'acquisto (Opa) a un prezzo più alto. In situazioni simili l'Opa risponde a una logica sua propria, indipendentemente da fenomeni d’insider trading.

Il caso dell'Unipol è del tutto diverso. Il rimborso anticipato, in spregio agli interessi della società, si capisce solo se finalizzato a permettere quegli strani acquisti. O vogliamo credere all'addetto stampa della società Emilio Spinardi che, trattandomi come un cretino, mi raccontò che le Unipol 2,25% erano state rimborsate perché il tasso d'interesse era molto alto, "di fatti a lui in banca sul conto corrente davano di meno"?