millionaire n. 09-2004  pp. 114

Crac di Borsa? Si tratta di un'eccezione. La regola sono le pessime performance dei fondi comuni e delle polizze previdenziali. Intanto i risparmiatori pagano

La Parmalat? Il male minore

di Lucia Ingrosso (l.ingrosso@millionaire.it)


Gestori spesso incompetenti,  giornalisti di parte, assicuratori ambigui, organi di controllo inefficienti, associazioni di categoria passive. Ne ha per tutti Beppe Scienza, notoriamente privo di peli sulla lingua, ma provvisto di molto (e sano) senso critico. Matematico (insegna all'università di Torino), è anche consulente e autore di oltre 400 articoli su risparmio e previdenza. Ora firma un instant book che prende spunto dal tracollo di Parmalat, per illustrare il panorama degli investimenti in Italia.
La sua tesi di fondo è che i crac di Parmalat, Cirio, Giacomelli e dei bond argentini sono eccezioni. La regola, invece, è rappresentata da gestori che depredano abitualmente i risparmiatori, offrendo rendimenti nettamente al di sotto del mercato (e anche del fai-da-te). Non va meglio con le polizze previdenziali ("Non sottoscrivetele e se l'avete già fatto interrompete subito i versamenti, limitate il danno e riprendete il controllo dei vostri risparmi" consiglia Scienza). Il tutto avviene con la complicità dei giornalisti (che spesso riportano in modo acritico le affermazioni dei gestori), le associazioni di categoria e gli organi di controllo. Millionaire l'ha incontrato.

Nonostante i crac Argentina, Cirio e Parmalat, secondo lei i risparmiatori dovrebbero uscire dai fondi comuni e ricominciare a fare da sé? Non le sembra un invito a farsi del male?
"L'opinione pubblica è stata infatti abilmente manipolata negli ultimi vent'anni. La regola è che il risparmio gestito distrugge ricchezza e ciò nonostante la maggior parte dei risparmiatori è stata convinta della sua bontà. In effetti, affidare i propri soldi a banche, sim, sgr e assicurazioni significa di norma ottenere meno che facendo da soli, per giunta correndo rischi che investendo in proprio si possono evitare. Quindi meglio liquidare in fretta gestioni e fondi posseduti e, con alcune semplici precauzioni, investire da sé".

Però i fondi comuni si vantano di non aver avuto né azioni né obbligazioni Parmalat. Non gli vuole riconoscere neppure questo merito?
"Questa vanteria è una delle tipiche frottole raccontate dai propagandisti del risparmio gestito. Se fosse vero che i fondi comuni già nel 2003 avevano evitato i titoli della società di Collecchio, allora farebbero meglio a stare zitti e a non vantarsene. Infatti, nel 2003, i fondi azionari specializzati sulla Borsa Italiana come al solito hanno fatto peggio del mercato: mediamente +13,9% rispetto a +16,3%. Il che è veramente il colmo: non avevano le Parmalat (a loro dire) e hanno ottenuto meno di investitori che chi ne avevano. Analogo discorso vale per i fondi obbligazionari a medio-lungo termine che hanno reso meno dei banalissimi Btp: +2,5% rispetto a +3,3%. Non per vantarmi, ma io ho ottenuto molto di più pur avendo, ovviamente in misura molto contenuta, anche obbligazioni Parmalat".

Cosa pensa della riforma del risparmio?
"Le prospettive di approvazione della legge di riforma sul risparmio sono alquanto incerte. Può darsi che arrivi in porto mentre questo numero di Millionaire è in corso di stampa oppure no. Però, salvo che vengano apportate profonde modifiche, al momento le prospettive non sono fra le migliori. Infatti pare proprio che non sarà affrontata nessuna delle cause strutturali delle perdite subite in vent'anni da milioni di risparmiatori italiani. Cioè, in particolare, i conflitti d'interesse e la scarsa trasparenza del risparmio gestito nelle sue varie forme".