Libero 5-3-2003, p. 14


La telefonata a Beppe Scienza

Giornalisti economici? Cioè meno costosi

di Andrea Morigi


Attacca tutti, banche, assicurazioni e giornalisti finanziari, per le analisi scorrette e il tradimento dei risparmiatori. Ma Beppe Scienza, docente di matematica finanziaria all’Università di Torino e autore de "Il risparmio tradito" (Ed. Libreria Cortina Torino), può permetterselo.

Non la smentiscono mai?

"Di regola incassano e stanno zitti. Scrivo su questa materia dal 1984. All’inizio arrivò qualche lettera di protesta. Ma poi smisero, perché nelle repliche rincaravo la dose. D’altronde mi baso su dati pubblici. Contestarli è molto difficile".

Eppure, i toni celebrativi e i consigli acritici non si sono arrestati...

"Lo si deve al buon funzionamento degli uffici stampa di banche e compagnie d’assicurazione. La battuta che circola è che i giornalisti economici si chiamano così perché per comperarli si spende poco".

Corruzione?

"Spesso no. Piuttosto superficialità e infingardaggine. Se arriva la "velina" che descrive un prodotto complicato, il giornalista economico, che molto spesso non sa fare due conti in croce, è contento di avere la pappa fatta".

Comunque, i fondi vanno male indipendentemente dal giudizio della stampa...

"Vanno male anche perchè i clienti sono visti unicamente come vacche da mungere. E così gli vengono scaricati sul groppone i prodotti più costosi. Peccato che siano anche quelli più pericolosi".

A cosa si riferisce?

"Alle gestioni e ai fondi azionari, che si sono rivelate vere e proprie trappole. Fra provvigioni e commissioni varie si può pagare anche più del 5% all’anno. Che però non salta agli occhi grazie ai frequenti sbalzi dei prezzi delle azioni sono, spesso ben maggiori. Inoltre fondi e gestioni sono prodotti tutt’altro che trasparenti. Ed è proprio su questo fatto che speculano banche e gestori".