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Valori-2005-05 pp. 32-35
Beppe Scienza: «Il comitato etico ideale? Dovrebbe avere i cento occhi di Argo»

Difficile immaginare che le stesse banche e istituzioni finanziarie italiane protagoniste di alcune grandi truffe ai danni dei risparmiatori possano agire realmente secondo criteri trasparenti di eticità.


"FONDI COMUNI D'INVESTIMENTO? Non sono uno strumento adatto per la finanza etica. Come dovrebbe funzionare un comitato etico? Per fare davvero il suo lavoro dovrebbe avere i «cento occhi di Argo» perché ci sono mille modi per sottrarre soldi ai risparmiatori senza che se ne accorgano. E' tranchant l'opinione di Beppe Scienza sul mondo della finanza etica. Anzi, forse è ancora piú tranchant del solito proprio perché è finanza etica. Il docente di matematica finanziaria all'Università di Torino, autore di un libro popolarissimo «Il risparmio tradito», non lesina fendenti a destra e a manca. Nè nella forma né sulla sostanza."

Ma perché lei è fortemente critico nei confronti dei fondi etici?
In realtà il discorso è piú generale e riguarda quella realtà parassitaria che in Italia si chiama risparmio gestito. Il problema è che tali fondi sono gestiti dalle stesse società che da oltre vent'anni prosperano alle spalle dei risparmiatori, ovvero danneggiandoli, come dimostrano le approfondite analisi dell'ufficio studi di Mediobanca (vedi: www.mbres.it), le mie (vedi: www.beppe.scienza.it) e comunque qualsiasi confronto che vada oltre ai comunicati e alle veline degli uffici stampa dei fondi comuni o di Assogestioni, associazione di categoria.

Secondo lei quali compiti e poteri dovrebbe avere "il comitato etico perfetto"?
Un duplice ordine di compiti. Da un lato deve ovviamente vigilare sulla eticità degli emittenti dei titoli azionari e obbligazionari. D'altro lato deve però anche badare che il gestore non avvantaggi indebitamente società del gruppo, se stesso o propri complici.
La mia posizione al riguardo è categoria: perché un fondo sia etico bisogna (anche) che il gestore non rubi né lasci che altri rubino. Per fare ciò il comitato etico deve avere i cento occhi di Argo, perché esistono numerose tecniche che permettono di sottrarre soldi ai clienti senza che neppure se ne accorgano. La trasparenza dei fondi comuni è infatti vicina allo zero assoluto.

Come dovrebbe essere la composizione ideale del comitato etico? In altre parole quali esperti non dovrebbero mai mancare?
Sicuramente non bastano uomini di fede, come per esempio il cardinale Ersilio Tonini che notoriamente non ha saputo impedire che il San Paolo, investendo nella Borsa americana, puntasse anche su fabbriche di armi. Nè basta aggiungere insigni docenti universitari, avulsi dall'operatività quotidiana sui mercati finanziari.
Ci vogliono anche veri esperti, in grado per esempio di smontare fino all'ultimo ingranaggio le obbligazioni che possono contenere al loro interno agganci ad azioni "cattive". Non basta cioè fare attenzione all'eticità astratta dell'emittente.

Alcuni comitati etici italiani hanno tra i loro componenti dipendenti della banca o della società di gestione. Secondo lei si pone un problema di conflitto d'interessi oppure è una pratica accettabile?
è come se una quota degli addetti ai controlli di sicurezza negli aeroporti venisse scelta fra i membri di Al Qaida. Personalmente non mi fiderei, probabilmente neanche i lettori di Valori.

Negli ultimi anni alcune banche italiane sono rimaste coinvolte in scandali finanziari ai danni dei risparmiatori. Oggi scopriamo che tra i loro prodotti ci sono anche fondi etici. Ci si può fidare?
Fidarsi è da suicidi. Si veda il caso del San Paolo Imi: la Consob li ha scoperti con le mani nel sacco mentre facevano guadagnare un fondo (San Paolo Azioni Italia) a danno di altri (San Paolo Soluzione 6 e Soluzione 7). Per giunta i capi della società di gestione e della banca hanno sostenuto di non essersi accorti di nulla.
Come dire? Da un lato malversazioni, dall'altra dichiarata incapacità di tenere sotto controllo la situazione. Se tanto mi dà tanto, i clienti dei loro fondi cosiddetti etici possono aspettarsi di tutto.

Finanza ed etica, per molti è un ossimoro. Lei cosa ne pensa?
Dipende. Se pensiamo all'etica del borghese (vedi Max Weber), sicuramente non c'è nessuna contraddizione e vale appieno la mia definizione di fondo etico come di un fondo dove non si rubano i soldi dei clienti.
Per chi, all'opposto, interpreta in senso stretto il precetto evangelico "Vendi tutto quello che hai e distribuiscilo ai poveri" (Luca 18, 22), la contraddizione è insanabile.
Ma altri invece ritengono moralmente accettabile far fruttare i propri soldi, ma immorale prestarli alla Mafia… o anche alla Beretta, pur essendo la produzione di pistole e fucili lecita. Per questa e per analoghe impostazioni la finanza etica ha senso.

Entriamo piú nel dettaglio: secondo lei, il fondo comune d'investimento è uno strumento adatto per la finanza etica?
Il fondo comune è stato pensato per rispondere ad altre esigenze, in particolare di liquidabilità. Per questo si richiede che la quasi totalità del patrimonio sia investita in titoli quotati. Col che rischia però di diventare una specie di letto di Procuste che limita alquanto i possibili impieghi etici dei propri risparmi. In Italia si aggiunge a ciò il fatto nel corso degli anni la lobby del risparmio gestito ha ottenuto modifiche peggiorative della normativa iniziale, in modo da avere le mani piú libere per fare i propri comodi.
Per essere accettabili i fondi che si pretendono etici dovrebbero almeno essere trasparenti, mentre ora non lo sono affatto.

Quali sono allora gli strumenti piú adeguati?
Per cominciare una banca e ovviamente non solo la Banca Etica italiana. Infatti una banca può finanziare realtà economiche anche piccole - addirittura singole persone - ovvero soggetti cui non potrebbero arrivare soldi da un fondo comune, perché non in grado né di quotarsi in Borsa né di emettere obbligazioni.
Poi può funzionare bene un fondo comune chiuso, che può investire con meno vincoli dei fondi aperti, quali sono quelli di abbiamo parlato finora.
Non escluderei neppure la costituzione di una società finanziaria, che avrebbe ancora meno vincoli di una banca.

Ma, a parte la banca, tali soluzioni non sarebbero piú rischiose?
Qui bisogna evitare le ipocrisie. In genere è possibile investire i propri soldi nel rispetto dei propri valori etici, ma non si può pretendere anche di poterli liquidare ogni momento, di ottenere alti rendimenti e di non rischiare nulla. Troppa grazia!